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Progetto Educativo

I fondamenti culturali e pedagogici
Le scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana affondano le proprie radici negli ideali e nei valori proposti, testimoniati e diffusi dal Vangelo.
Fin dalla prima metà del secolo scorso si sono diffuse sul territorio italiano come risposta a bisogni ed esigenze della persona e della comunità da cui hanno avuto origine. Molte sono sorte su iniziativa di filantropi ed educatori o dei fondatori delle congregazioni religiose, altre sono state volute da comunità parrocchiali o dagli stessi genitori.
Le scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana sono istituzioni educative nelle quali la centralità della persona costituisce criterio regolatore ed ispiratore della prassi educativa e inoltre valorizzano tutte le dimensioni strutturalmente connaturate nell’uomo, nella consapevolezza che l’intervento educativo debba promuovere la formazione di una personalità completa ed equilibrata.
Consapevoli che la piena educazione si realizza soltanto quando c’è sinergia tra le finalità generali e obiettivi specifici, le singole istituzioni diventano luoghi privilegiati “di” e “per” la democrazia, il pluralismo, la cultura.
Una scuola di democrazia come “luogo di tutti e per tutti” e, quindi, “di ciascuno e per ciascuno” dove si realizzino autenticamente individualizzazione e personalizzazione dell’insegnamento e dell’educazione.
Una scuola effettivamente pluralista che non si limiti ad accogliere le “diversità”, ma le consideri una ricchezza per valorizzare e promuovere l’identità personale e culturale di ciascuno.
Una scuola di cultura che educhi alla cultura mediante la cultura, che stimoli le funzioni mentali e intellettuali, le attitudini creative, la dimensione etico religiosa, le capacità critiche in modo che ogni soggetto possa farsi produttore di cultura autentica e agente di libertà di pensiero.
Ponendo al centro del loro operare i valori della vita, dell’accoglienza, della condivisione, della solidarietà, della tolleranza, della pace, le scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana riconoscono alla famiglia la primaria funzione educativa, sancita anche dalla Costituzione, e con spirito di servizio ne integrano l’azione, chiedendo ai genitori di collaborare e compartecipare alla realizzazione del progetto educativo sulla base di scelte coordinate e coerenti in ordini ad atteggiamenti, stili di vita, giudizi, comportamenti.

La scuola dell’infanzia autonoma nella comunità
La comunità, considerata in prospettiva pedagogica, si configura come un gruppo sociale i cui singoli componenti si riconoscono in un quadro valoriale comune e condiviso che implica due livelli di progettualità: l’uno soggettivo, l’altro comunitario con la conseguente attivazione di una complessa rete di relazioni vitali, fondamentali sul piano educativo. La comunità diviene così il luogo, fisico e relazionale, in cui la singola persona si realizza in modo solidale con gli altri avvertendo di essere depositaria del diritto/dovere di educare e di essere educata.
La normativa vigente fa riferimento alla comunità, al cui interno assume un ruolo primario la famiglia, per dare risposta ai bisogni educativi dei singoli e della società attraverso la scuola, che è chiamata a definire i propri fini istituzionali mediante un progetto educativo e didattico nel quale essi vengono esplicitati in finalità, obiettivi, attività. Ogni scuola, di conseguenza, deve dotarsi di una propria organizzazione che, attraverso specifiche strutture scientifiche, operative e gestionali, assicuri la realizzazione del progetto stesso.
Ciò definisce anche la natura specifica dell’autonomia che caratterizza le istituzioni scolastiche federate. Da una parte essa deriva proprio dal senso di appartenenza alla comunità, dall’altra si configura come autonomia rispetto alla stessa comunità che ne ha determinato la nascita e la crescita: un’autonomia propria della scuola in quanto tale, chiamata a realizzare finalità che fanno riferimento direttamente al bambino, soggetto e protagonista della sua integrale formazione.
In questo contesto possiamo parlare di autonomia istituzionale, pedagogica e organizzativa.La prima viene determinata dagli statuti che traducono in coerenti scelte scolastiche i valori e i fini propri della comunità.
L’autonomia pedagogica invece consente alla scuola di elaborare propri progetti educativi, congruenti con i fini statutari e costruiti secondo i criteri del rigore scientifico e della partecipazione corresponsabile di tutti i soggetti interessati e coinvolti.
L’autonomia organizzativa, infine, si concretizza nella gestione delle responsabilità istituzionali ed educative del personale, delle risorse e dei mezzi secondo il principio della partecipazione diretta di tutte le componenti interessate.

Scuola dell’infanzia e famiglia
La scuola dell’infanzia autonoma di ispirazione cristiana riconosce nella famiglia il contesto educativo primario per il bambino.
Pertanto la scuola:

  • collabora alla realizzazione di un comune progetto educativo, individuando nei valori cristiani, nella programmazione dell’azione educativa e nella progettazione dell’attività didattica i punti di forza del rapporto;
  • interagisce con la famiglia in forme articolate di collaborazione per la piena affermazione del significato e del valore del bambino-persona;
  • favorisce un clima di dialogo, di confronto e di aiuto nel rispetto delle reciproche competenze;
  • ritiene preminente la centralità del bambino, promovendone lo sviluppo attraverso la risposta attenta e puntuale a tutte le sue esigenze materiali e culturali, psicologiche e spirituali;
  • interpreta la complessità delle esperienze vitali del bambino diventando ponte ideale tra la casa e il mondo, senza mai sostituirsi alla famiglia;
  • richiede la collaborazione dei genitori all’atto dell’inserimento del bambino nella scuola, per ricostruirne la storia seguendo i criteri indicati nella scheda d’ingresso;
  • propone e promuove incontri con le famiglie, allo scopo di consentire uno scambio di informazioni;
  • favorisce l’accoglienza “personalizzata” del bambino creando un clima sereno adatto a rendere meno traumatico il momento del distacco;
  • adotta particolari strategie per favorire l’integrazione di tutti i bambini nel nuovo contesto educativo e l’instaurazione di corretti rapporti con i coetanei e gli adulti;
  • considera con discrezione, rispettosa comprensione e solidarietà le situazioni famigliari difficili socialmente, culturalmente ed economicamente precarie presenti;
  • esplicita la propria offerta formativa globale, gli interventi didattici, le strategie metodologiche, gli strumenti di verifica e i criteri di valutazione del processo evolutivo del bambino, mediante incontri con tutti i genitori e/o con i rappresentanti di sezione;
  • chiede ad entrambi i genitori collaborazione continua e costante in un rapporto di reciproca lealtà per garantire coerenza all’azione educativa.

Fermo restando inoltre che ogni azione congiunta deve comunque salvaguardare la spontaneità e la serenità del bambino, la scuola:

  • sensibilizza la famiglia affinché lo svolgimento di particolari momenti della vita scolastica, quali ricorrenze e incontri festosi, avvenga in forma di partecipazione attiva, discreta, rispettosa della tranquillità dei bambini e del loro inalienabile diritto di “star bene a scuola”;
  • organizza incontri di formazione con specialisti delle scienze dell’educazione per affrontare e approfondire tematiche relative all’impegno educativo comune;
  • promuove l’integrazione scolastica per i bambini portatori di handicap mediante una metodologia educativa che armonizza l’assetto organizzativo della scuola con le caratteristiche individuali del soggetto in difficoltà;
  • favorisce, in presenza di situazioni ambientali multiculturali e plurietniche, l’inserimento di bambini appartenenti a culture, razze e religioni diverse, facendo leva sui punti d’incontro tra le specifiche esigenze e il progetto educativo della scuola.

La FISM per le scuole federate
Le proposte che la FISM ha rivolto alle scuole federate negli ultimi anni sono state ispirate ad una scelta di fondo che, considerando il bambino protagonista del proprio processo di sviluppo in quanto soggetto di diritti, ne rispetta le personali caratteristiche e ne favorisce la maturazione globale nell’ambito di una concezione cristiana della vita e del mondo.
A chi si impegna ad operare in questa direzione vengono richieste quattro condizioni irrinunciabili:

  • la piena disponibilità ad essere educatori coerenti sul piano dei comportamenti e delle scelte operative con i valori cristiani nei quali si dichiara di credere, in modo che ognuno diventi modello ideale agli occhi del bambino;
  • una corretta formazione culturale in ordine ai valori, ai contenuti, alle metodologie della comunicazione caratteristici della società contemporanea;
  • un’aggiornata competenza professionale e, insieme, una capacità di programmazione/progettazione collegialmente finalizzate a fornire funzionali risposte ai problemi di ogni bambino.

L’azione della FISM per la realizzazione delle finalità istituzionali si orienta in molteplici direzioni, allo scopo di cogliere e fare proprie le più stimolanti istanze della cultura e della pedagogia. In questa sede si ritiene opportuno richiamare l’attenzione sulle seguenti scelte operative:

  • i convegni nazionali di studio, attraverso i quali vengono lanciati importanti messaggi all’intero territorio nazionale in stretta consonanza con tematiche di vasto interesse, provenienti dalla comunità nazionale e internazionale quali:
  • la conoscenza e la valutazione dei processi di sviluppo del bambino;
  • l’educazione ai valori morali, civili e sociali;
  • la relazione educativa;
  • i bisogni culturali dell’insegnante;
  • gli indicatori di qualità nella scuola di ispirazione cristiana;
  • il progetto educativo e la continuità orizzontale;
  • l’aggiornamento e la formazione in servizio per il personale docente/non docente;
  • il profilo professionale dell’insegnante, religiosa e laica;
  • la donna educatrice e i nuovi equilibri familiari;
  • la situazione dell’infanzia nel mondo;
  1. I servizi provinciali di coordinamento pedagogico/didattico, che consentono un monitoraggio continuo sui livelli della proposta educativa delle singole istituzioni. La struttura del servizio è semplice: in tutte le province, opportunamente suddivise in “zone didattiche”, funzionano gruppi interscolastici di collegamento, coordinati da persone professionalmente preparate, allo scopo di stimolare il confronto sul piano progettuale/esperienziale. La verifica, relativa all’organizzazione funzionale, viene annualmente effettuata in un seminario di studio, che ha già posto in primo piano l’impellente esigenza di programmare, a livello regionale o interregionale, adeguate iniziative per la formazione dei coordinatori;
  2. la continuità orizzontale e la continuità verticale realizzate in modo sistematico attraverso la regolare compilazione del fascicolo personale dell’alunno. Il documento destinato a contenere la “prima” storia scolastica di ogni bambino, si caratterizza sempre più come fondamento della programmazione/progettazione dell’attività educativo/didattica, come occasione di verifica in itinere, come strumento per la raccolta e la trasmissione di informazioni indispensabili ad assicurare “continuità pedagogica, curricolare e organizzativa” al processo di maturazione personale nella scuola dell’infanzia e nel momento del passaggio alla scuola primaria;
  3. la stampa federativa (“Prima i bambini” e “Notizie FISM”), attraverso la quale genitori, insegnanti e gestori vengono costantemente stimolati in ordine alle ragioni culturali e spirituali che motivano l’attività della stessa federazione.

Un’attenzione particolare meritano i rapporti con le associazioni professionali, con Enti o sodalizi internazionali, quali il BICE, nonché con le strutture periferiche del Ministero della Pubblica Istruzione, che esercitano anche una funzione di vigilanza nei confronti delle scuole dell’infanzia federate. A quest’ultimo riguardo fanno riferimento normativo le indicazioni contenute nella C.M. 293 del 4 ottobre 1993, che ribadiscono la validità delle precedenti disposizioni in tema di autonomia e che riconoscono alle istituzioni scolastiche non statali la possibilità di uno “spontaneo adeguamento” alle norme emanate dal Ministero della Pubblica Istruzione per le scuole statali.

 

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